E’ come sembra?

MM
-“Ma mi hai sentito?” dice Cleo “Devi andare subito da Didotti in showroom, Giorgina ha detto che il fotografo è impazzito: non sta fotografando nulla e vuole parlare solo con te.”
-“Cosa?” dico alzando la testa dal monitor del computer “Ma non posso parlarci al telefono con questo?” chiedo facendo una smorfia.
-“No. Giorgina ha detto che lui esige parlarti di persona.”

Con un moto di fastidio interno mi alzo, afferro la giacca di lana, la borsa e mi dirigo verso la porta mentre farfuglio parole a caso come i fotografi di grido sono prime donne, le rogne sono sempre mie, se non risolvo la situazione la Old Platinum mi uccide, chi dice che questo è un bel lavoro non l’ha mai fatto e simili.
Venti minuti dopo sono da Didotti. La cosa piacevole, o spiacevole dipende dai punti di vista, di questo showroom è che tutti sanno sempre dove sei essendo un gigantesco open space su tre piani con pavimenti e scale fatti con uno speciale plexiglass trasparente. In effetti la privacy in questo posto non esiste. Appena entrata Giorgina mi viene incontro e mentre raggiungiamo il terzo piano, mi dice con voce stridula –“E’ impazzito: è venuto qui dalla sala posa, si è seduto su una sedia e ha detto che non vuole fotografare i divani grigi perché alterano la sua anima. Ma ti rendi conto? Alterano la sua anima!”
Ovvio inconveniente nel momento in cui si affida tutta la campagna fotografica di una nuova collezione ad un fotografo visionario, fissato con il feng shui, le dottrine orientali e il pensiero introspettivo. Credo che le mie precise parole alla riunione per la nuova campagna siano state -“Non sarebbe meglio affidare l’incarico ad un professionista con cui l’azienda…ha già collaborato ?” La risposta del fratello junior Didotti mi stroncò –“Sono certo che andrà tutto benissimo. Garantisco personalmente per lui.” Questo il mio pensiero alle parole di Giorgina, che ovviamente tengo per me.
Mentre sto cercando il mio migliore sguardo alla Hanibal Lecter 39552787-set-di-mobili-dettagli-interni-contorno-raccolta-schizzo-letto-divano-divano-poltronaper affrontare questo fotografo animista, vedo, al secondo piano, GiacomoMaria accanto ad un modulo composto da un divano, due poltrone e un tavolinetto. La cosa, già parecchio inusuale di suo  -GiacomoMaria non è avvezzo a bazzicare showroom d’arredamento né durante la settimana, né durante il fine settimana – viene aggravata da ulteriori due punti: uno, a suo dire alle 11.00 doveva iniziare una lunga riunione in studio, due, accanto a lui c’è una donna. È mora, ha un cappottino tre quarti di ottima fattura e lui la tiene sottobraccio. Sottobraccio. E sono le 11.30.

Onestà Intellettuale: la prima cosa che mi passa per la testa è scendere un piano di scale e in modo non propriamente tranquillo dire –“Ciao tesoro, ti pensavo in ufficio, come mai qui?” e contemporaneamente osservare il viso di lui e quello di lei alterarsi per trovare una risposta convincente. Questo è quello che mi dico. Respirando a fondo per qualche minuto capisco che non è la soluzione ottimale. In quel caso avrei dato un pessimo messaggio di me, mostrandomi come una donna sospettosa, insicura e gelosa, la peggiore terzina emotiva del mondo. E poi non è come sembra. Ne sono certa. La soluzione migliore è osservare e non dire nulla. Anche perché non è nulla. La spiegazione è sicuramente ovvia e banale. Mentre li guardo seduti su quel divano sorridersi in modo complice ripenso alla nostra estate. Penso alle nostre risate, alle nostre vacanze in Sardegna, alle nostre gite in motoscafo al largo. Penso a quando ha organizzato appositamente una cena per presentarmi sua sorella e suo fratello. Penso a casa sua, alla parte d’armadio che mi sono conquistata e ai due cassetti a destra del letto che ho riempito di biancheria intima. Penso che ci conosciamo da nove mesi e che nessuno dei due ha mai accennato al termine convivenza. Penso che da luglio Lord G non mi ha più cercata. Come da mia richiesta.

M.M.

© Mademoiselle M

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