E’ tutta colpa di Duchesne e del suo Studio Illegale.

studioillegaleLa prima volta che ho avuto a che fare con un blog è stato nel 2009 quando l’uomo che stavo frequentando – uso questo termine solo perché era un maschio over  30 –  mi invitò a dare un’occhiata a Studio Illegale, il faro nella notte degli studi legali internazionali.

Mi disse: “così tesoro, capirai meglio il duro mondo degli avvocati d’affari e che tutto quello che ti dico non sono delle palle colossali studiate ad arte per non uscire con te.” Visto che la curiosità è femmina e che le cene saltate erano già due, oltre ad innumerevoli aperitivi, gli diedi il beneficio del dubbio, presi il pc e iniziai a familiarizzare con questo Duchesne, che poi ho scoperto chiamarsi Federico Baccomo.

La prima frase del blog che lessi era “L’avvocato d’affari – come ogni avvocato – è un libero professionista. E questo, molto semplicemente, significa che, all’inizio della sua collaborazione con lo studio illegale, non firma nessun contratto di lavoro. Certo, qualcuno, soprattutto negli studi anglosassoni, si trova a dover firmare un contratto in cui dichiara che non ha firmato nessun contratto, ma queste sono eccezioni figlie di quel famoso humour inglese, tanto giustamente celebrato.”

Mi bastarono queste parole per farmelo diventare subito amico. – Sì, lo ammetto, forse quella simpatia improvvisa era dovuta alla mia non semplice condizione lavorativa.  Anch’io appartenevo alla nutrita schiera di persone che avevano dovuto aprire una partita iva non proprio per volontà, ma più per necessità contrattuale. Necessità, che ovviamente, non comprendeva la retribuzione di straordinari notturni e/o festivi, tredicesima, quattordicesima, premi aziendali, incentivi, bonus o qualsiasi altra gratifica economica vi venga in mente. Quindi anche se il post di Duchesne parlava di tutt’altro, percepita una sottilissima vena polemica riguardante contratti e libere professioni non proprio così libere, decisi che mi piaceva. –

Dopo un po’ di tempo, molte cene senza consultare maniacalmente il Blackberry – non ridete, all’epoca era il telefono più IN che potesse esistere – con tanto di tempo a disposizione per il dolce, l’avvocato d’affari in questione decise di farmi un regalo. Un braccialetto? Una collana? Un ciondolo? No. No. No. Un libro. E in quel momento scoprì che il mio amico Duchesne aveva fatto il grande salto dai fogli virtuali a quelli reali. Riuscendo a superare lo scoglio della prima pagina con tanto di dedica “Non sono un orso, è che mi disegnano così!”  ho letto il libro e ho sorriso un sacco.  Lo so, avete ragione, da quella dedica avrei dovuto capire moltissime cose e, di conseguenza, troncare qualsiasi tipo di rapporto con quella persona, ma stavo vivendo il mio periodo bontà 95 vs cinismo 5 e quindi ho fatto finta di ridere alla goffa battuta e sono andata avanti. Sbagliando! –

Quindi se oggi ho deciso di creare Parole in Libertà è colpa di Duchesne che ha risvegliato in me la voglia di raccontare.

Onestà Intellettuale: mi sono riappropriata del periodo bontà 5 vs cinismo 95. Da anni non ho alcun tipo di contatto con l’avvocato d’affari in questione e sinceramente va benissimo così. Con altri avvocati, d’affari e non, invece ho ancora contatti. La voglia di raccontare, Duchesne, l’ha risvegliata in me anni fa, ma ora è il momento giusto per condividerla. Tra un trasloco e l’altro non trovo più Studio Illegale – il libro – credo che il mio avatar se ne sia impadronito. Chiedo profondamente scusa a Federico Baccomo da parte del mio avatar e lo informo che gli altri suoi libri sono sani e salvi  nella mia libreria.

M.M.

© Mademoiselle M

E cosa avrà detto Duchesne – Federico Baccomo di queste mie Parole in Liberta?

OK duchesne fb per blog

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