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Per affrontare al meglio la preparazione all’uscita con GiacomoMaria, ho chiamato Elli. – Ok, dico la verità, per evitare di ritrovarmi alle 20.40 a gironzolare per casa con accappatoio e asciugamano in testa a mo’ di turbante, con capelli rigorosamente bagnati, mentre insulto ad alta voce la commessa della profumeria perché mi ha dato la tonalità di smalto sbagliato, ho chiamato Elli. Insomma è una questione di sopravvivenza. –
Le 19.30 e sento la porta aprirsi:-” Sono io, ho portato i rinforzi”, dice Elli togliendo le chiavi dalla toppa e appoggiando sul tavolo della cucina una bottiglia di Sauvignon.
– “Sei in camera?” Grida dalla cucina.
– “Si,” rispondo.
– “Sei in contemplazione?” – Dicesi contemplazione quando una donna, in accappatoio o asciugamano o vestaglia, seduta o in piedi esamina tutto il suo guardaroba, armadio, cabina armadio, per le più fortunate, ed è regolarmente in preda all’ansia perché la Piccola Fiammiferaia ha più abiti di lei. O almeno nella sua testa è così. –
– “Si!”
– “Ok, arrivo con i bicchieri!”
Mentre sento Elli che stappa la bottiglia prendo il telefono per vedere l’ora e trovo una notifica, vagamente speranzosa la apro – voi sapete benissimo che sto sperando che sia GiacomoMaria – e con trionfo vedo che è così
“Alle 20.45 sarò da te. So già che ritarderai. So anche che sarai meravigliosa e io sorriderò guardandoti.” G. Messaggio Privato Facebook Ore: 19.40
Da una stanza all’altra dico ad Elli:-“GiacomoMaria mi ha scritto. Non capisco se quest’uomo mi piace o mi dà sui nervi, – spesso non è la stessa cosa? – ma ho solo 65 minuti per essere una dea in terra. Elli, vino.”
Alle 21.00 scendo sotto casa, lui mi sta aspettando davanti al portone.- Il ritardo di 15 minuti è fisiologico per una donna, è un po’ come il quarto d’ora accademico all’università. – Ho un tubino nero con uno scollo quadrato e un piccolo spacco che permetterà alla mia andatura solo passi moderati. Sopra un cappottino cammello senza bottoni con ampi revers neri chiuso in vita da una cintura. Lui mi guarda sorridendo e il suo sguardo scivola ai miei piedi.
– “Belle scarpe”, mi dice. “Sei uno splendore!”
– “Grazie”, rispondo mentre cerco con gli occhi la sua auto.
– “Ho scelto un ristornate giapponese, poco lontano da qui. Ho pensato di fare quattro passi.”
– Quattro passi? Concetto non pervenuto! Prima i complimenti per le scarpe stiletto 12, una décolleté gioiello Zanotti che ho monitorato per due mesi e che miracolosamente ho trovato ad una vendita campionaria ad un terzo del prezzo di listino, e tu che mi dici? Di camminare? Al primo appuntamento? Impossibile! Non sei lo stesso uomo che mi ha mandato i tulipani nel tulle! Iniziamo malissimo. Ceno e poi me ne vado.-
Sorrido per educazione e lentamente ci avviamo verso il ristorante.
In effetti il locale è a 12 minuti a piedi da casa mia. – Ok, ok, sono partita un po’ prevenuta, ma sono riuscita a mangiarci una sola volta, non mi è venuto minimamente in mente. E’ necessario prenotare con grande anticipo. Non capisco come abbia fatto ad avere un tavolo in così poco tempo. Una cosa è certa, in un modo o nell’altro questo GiacomoMaria continua a sorprendermi.-
Arrivati al ristorante si toglie il cappotto e vedo che indossa un abito grigio chiaro sartoriale e un paio di scarpe inglesi marroni. Mi dice che è uscito dallo studio poco prima e non è riuscito a passare da casa. Teniamo una simpatica conversazione sul colore grigio che scopro essere per lui il nuovo blu e quindi, sempre secondo lui, il massimo dell’eleganza per un uomo. – Quando me l’ha detto sono esplosa in una sonora tenera risata. – E’ molto sicuro nei gesti e movimenti, l’ordinazione scivola via veloce e poi arriva il momento: la scelta del vino. – A questo punto in una cena tra uomo e donna inizia la danza del pavone. L’uomo, in quanto tale, pensa di sapere tutto di vino. Che si stia parlando di bollicine francesi o di colli orientali italiani lui è il numero uno. Non ha rivali. Per lui parlare di vino è un po’ come comprare l’auto sportiva o gironzolare perennemente seminudo negli spogliatoi della palestra. In due parole cerca di ostentare qualcosa, che spesso aimè, non ha.-
Con mio stupore, vedo che afferra la carta dei vini e me la porge.
– “Vuoi scegliere tu? Secondo me hai idee molto chiare in materia.” Mi dice con un sorriso sornione.
– “No, mi fido di te. Fai pure l’uomo e cerca di stupirmi.” Rispondo provocatoria, sapendo perfettamente che lui non sa che io sono una sommelier.
Senza nemmeno aprire la carta dice spedito al cameriere – Barolo riserva 1997.
Lo guardo e poi dico:- “Ma tu sei sempre così?”
– “In che senso? ” Risponde.
– “Sicuro di quello che fai. Non hai mai una sbavatura. Mi versi l’acqua a tavola, mi fai i complimenti per le scarpe, sai scegliere veramente un buon vino, non hai ancora preso il telefono dalla giacca e l’hai messo sul tavolo, hai scoperto dove lavoro. Dimmi che almeno i fiori avvolti nel tulle e senza cellophane me li ha mandati la tua segretaria!”
– “Mi spiace deluderti, ma i fiori li ho scelti e mandati io. La mia segretaria è un ingegnere civile e parla 4 lingue, diciamo che abbiamo un rapporto un po’ atipico e che mi porta il caffè solo se lo fa anche per lei.”
Decido di non farmi più altre domande e di vivermi la serata. Gli attimi passano piacevoli e ora siamo fuori dal ristorante uno accanto all’altra. I passi sono molto lenti sembrano non voler raggiungere la destinazione. GiacomoMaria si ferma un attimo per accendersi una sigaretta, ma io continuo a camminare. Ho timore che possa succedere qualcosa, qualcosa di bello qualcosa a cui non sono preparata, che potrebbe avere conseguenze difficili da gestire e come farebbero tutti in questa situazione – ho detto tutti sì, sia donne che uomini – fuggo. Fino a quando sento una presa sicura al mio braccio destro che mi fa roteare di 180° e mi trascina a sé. Sono a pochi centimetri dalle labbra di GiacomoMaria, petto contro petto.
– “Sai cosa ho fatto lo scorso fine settimana? Con due buoni amici sono andato a Nizza. Abbiamo deciso di andarci in auto e abbiamo trovato una coda di 2 ore all’uscita dell’autostrada. Sai di cosa ho parlato io per quelle 2 ore? Di te. Con tanto di lettura dei nostri messaggi e prove fotografiche. I miei amici mi hanno dato del rincoglionito e mi hanno detto che l’ultima volta che mi hanno visto così risale a 5 anni fa.”
– “Cos’è successo 5 anni fa?” Gli dico in un sussurro di fiato mentre sento nitidamente i battiti del mio cuore e vedo che le nostre labbra si stanno lentamente avvicinando.
– “Scoprilo assieme a me, “mi risponde e poi il nostro primo bacio.
Onestà intellettuale: io e GiacomoMaria ci siamo baciati. Ba-ci-a-ti. Oh cazzo! Non è che non lo volessi, anche se ricordo nitidamente le parole dette ad Elli prima di uscire – Elli, non preoccuparti, non lo bacio al primo appuntamento, mi sta pure un po’ sulle palle – che ovviamente erano false come le Vuitton che vendono per strada in Piazza Duomo, ma il timore di rivivere il solito disco che tra l’altro è pure rotto mi intimorisce un po’. Come potete immaginare, con questa storia centra un altro uomo o meglio un altro avvocato, ecco, ma di questo vi parlerò in un altro momento. Forse. O forse non ve ne parlerò affatto. Il punto è sempre lo stesso, io e GiacomoMaria ci siamo baciati, più volte e a me è piaciuto pure parecchio.
M.M.
© Mademoiselle M
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