MM
Seduta al solito posto, alla solita ora, sopra al solito divano inglese vintage bordeaux, sto aspettando un’amica per ordinare il solito club sandwich al salmone con patate al forno. In realtà più che un’amica è una conoscente. L’ho vista per la prima volta a una cena aziendale a novembre e non sapendo se amarla o odiarla – ogni tanto scivola nel melodramma amplificato all’ennesima – alla fine mi sono data la terza opportunità: assecondarla. – La vita è troppo breve e complicata per odiare o amare a caso. –
La Naif – questo il suo soprannome. Lei, ovviamente, non ne è a conoscenza – ora, oltre a collaborare saltuariamente con l’agenzia per cui lavoro io, dipinge acquerelli naif, per l’appunto, che nessuno compra. – Come fa a vivere non si sa e per la mia incolumità evito accuratamente di chiederglielo. Prima di seguire la sua voce interiore che le ha ordinato parole sue di abbandonare il tailleur e il tacco 12 per ballerine e palandrane, che costano quanto uno stipendio medio di un operaio specializzato, era una sorte di macchina da guerra in gonnella nella società di consulenza aziendale più quotata della città.Di cosa si occupa la società? Lusso, ovviamente. Insomma Super Girl e La Donna Bionica insieme le facevano una pippa.-
Con 10 minuti di ritardo che, sommati ai miei 10 minuti di ritardo iniziale, danno un ritardo totale di 20 minuti sull’orario dell’appuntamento è arrivata La Naif.
– Ciao cara. Sta parcheggiando. Adesso arriva, ma noi intanto possiamo ordinare. Ho una fame! Che pendi tu? Dov’è il menù?
– Sta arrivando chi?
– GiacomoMaria.
– Chi?
– GiacomoMaria. Io sono senza macchina, lui ha il frigo vuoto e così mi ha accompagnato qui. Mangerà con noi. Ah, è un mio amico, ma non me lo trombo. Non è il mio tipo.
Sempre più stupita dal mio aplomb e dal controllo della mia risata a questo punto mi auguro solo che questo GiacomoMaria non sia fissato con la cromia degli acquarelli, non sia un hipster o peggio ancora un logorroico estremo. Dalla porta vedo entrare un tizio alto, corporatura media, capelli castani non troppo corti, senza barba. Ha un paio di jeans stinti il giusto, un maglioncino grigio e un paio di Hogan basse – grazie al cielo basse – . Ok, è arrivato GiacomoMaria e finalmente posso mangiare!
Tra un boccone e l’altro parliamo un po’ di tutto: conoscenze comuni, sorelle, matrimoni, fratelli, case, padri, cani, bambini, libri, inciuci, gusti, cibo, ma mai di lavoro. – E’ la regola che impone la Naif in ogni sua uscita. –
Dopo tre ore di brunch e due ore in pasticceria GiacomoMaria ci accompagna a casa. Per motivi di viabilità e sensi unici io sono la prima a lasciare la sua auto, ma prima di scendere riscopro un atto in disuso: GiacomoMaria mi apre la portiera. Stupita da questo gesto lo osservo intensamente per la prima volta dopo cinque ore e scopro un sorrisetto e un modo di fare da paraculo che conosco bene. Mi accompagna al portone e mi dice
– Mi ha fatto piacere conoscerti. E’ stato un bel pomeriggio.
I suoi occhi verdi mi stanno studiando mentre io dico – Anche per me, buona serata.
Lui mi prende una mano, la sfiora con le labbra e se ne va.
Io infilo la chiave nella toppa e apro il pesante portone con la netta sensazione di star vivendo un déjà vu.
Din-Din: certo che hai fatto colpo su GiacomoMaria, da casa tua a casa mia non ha fatto altro che dire cose carine su di te. Tranquilla è una persona a posto. Un bravissimo avvocato, lavora in un uno di quegli studi legali internazionali. Smac Smac Smac WhatsApp Ore: 19.15 Contatto: La Naif
Onestà intellettuale: ok, respiro. Respiro. RESPIRO. Un altro avvocato no. Per la mia sanità mentale non me lo posso permettere! Tanto questo è solo vagamente carino, non mi ricordo già di che colore ha gli occhi. Poi non era in grado di parlare, argomentare, affabulare. Poi non era paragalante – mix tra paraculo e galante -. Ok, non ci crede nessuno. In realtà è tutte queste cose. Voi lo sapete. Io lo so. Non per nulla oggi ho passato 5 ore con un perfetto sconosciuto e sono stata benissimo. Ok, speriamo che non mi cerchi mai su nessun social. Per fortuna non sa il mio cognome. Non mi può cercare in ufficio perché non sa che lavoro faccio. Tappo la bocca a La Naif e forse sono salva. Forse!
M.M.
© Mademoiselle M<